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Dentro Palazzo Fulcis

Entrare a Palazzo Fulcis è un'esperienza di bellezza.

Foto di Nunzia Gabriele, scattata lunedì 23 gennaio, durante una visita in anteprima.

Con Palazzo Fulcis, che accoglierà oltre 600 opere della collezione dei Musei civici di Belluno, la Città si arricchisce di un nuovo spazio museale, già di per sé un'opera d'arte, destinato a diventare gioiello culturale delle Dolomiti.

Oltre 600 opere della collezione dei Musei civici di Belluno – una delle più antiche di tutta la Regione – dal Medioevo al Novecento, a partire dal 26 gennaio saranno ospitate nelle rinnovate e funzionali sale di Palazzo Fulcis, uno degli edifici più importanti del Settecento Veneto.
Belluno si arricchisce così di un nuovo spazio museale, che già di per sé è un’opera d’arte, destinato senz’altro a diventare il gioiello culturale delle Dolomiti.
Entrare a Palazzo Fulcis è un’esperienza di immersione nella bellezza. Un esempio per tutti: al terzo piano del Museo saranno esposte tre incredibili opere di Sebastiano Ricci, ovvero la monumentale "Caduta di Fetonte", l’"Ercole e Onfale" e l’"Ercole al bivio", capolavori pittorici che esprimono il genio di questo grande artista. Tre opere realizzate in origine proprio per il Camerino di Palazzo Fulcis.
Il recupero di Palazzo Fulcis, residenza settecentesca di una delle famiglie più in vista della città, attestata a Belluno fin dal Trecento e iscritta al Consiglio dei Nobili dal 1512, è stato affidato allo studio Arteco srl e la sua destinazione a sede delle collezioni civiche, conservate dal 1876 ad oggi nel Palazzo dei Giuristi (1664) in Piazza Duomo, è il risultato di un progetto museografico e museologico che ha visto operare in stretto rapporto il Conservatore del Museo, Denis Ton, e l’architetto progettista, Antonella Milani.
La volontà di mantenere il più possibile intatta la struttura originaria, riportando alla luce tanti elementi dell’epoca, ha ora permesso di restituire i delicati decori del piano nobile e gli affreschi che arricchiscono il soffitto del “Grande Salone”, così come quelli di fine Ottocento che animano altri ambienti del Palazzo. Recuperati anche i pavimenti originali con motivi a rocaille e pure gli stucchi tardo barocchi che rendono emozionante l’Alcova.

Pubblicato il: Martedì, 24 Gennaio 2017 - Ultima modifica: Martedì, 23 Aprile 2024
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