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Il lapidario

Il lapidario raccoglie una serie eterogenea di testimonianze provenienti dalla città di Belluno e, in misura minore, dal suo territorio.

Numerosi sono gli stemmi appartenenti alle più antiche famiglie della nobiltà cittadina (tra cui i Campana, i Rudio e i Crepadoni), così come ai rettori che a partire dal XV secolo governarono la città per conto della Repubblica di Venezia. Il potere della Serenissima si palesava in maniera ancora più esplicita tramite il caratteristico leone alato che presidiava la città e i confini del suo territorio.

Il museo ne conserva tre esemplari, tutti rappresentati “in moleca” (con le ali, cioè, che ricordano le chele di un granchio); il più antico porta una datazione precoce, ancora quattrocentesca, mentre il più recente è riferibile al trattato di Rovereto del 1752, quando il doge Francesco Loredan e l'imperatrice Maria Teresa d'Austria definirono i confini tra i due Stati sul versante cadorino. Sempre ai podestà veneti erano dedicate le iscrizioni un tempo esposte sulle facciate degli edifici pubblici, qui rappresentate da alcuni esempi databili tra XVI e XVIII secolo, di considerevole valore storico. Tra queste particolare attenzione merita l'epigrafe in onore di Alvise Trevisan (1529), voluta dal popolo bellunese per ringraziare il rettore della sua azione in un periodo segnato da una grave carestia e dalla peste. Lo stemma del patrizio si accompagna a quello della città di Belluno con i due draghi contrapposti e, ancora una volta, al leone di Venezia, scalpellato in seguito alla caduta della Repubblica nel 1797.

Preziose testimonianze di una Belluno che non esiste più sono invece le epigrafi di fondazione delle chiese di Santa Giustina in Castello (1297) e Santa Maria Nuova (1326), soppresse in epoca napoleonica e demolite, rispettivamente, nel 1808 e nel 1920. Capitelli, cornici e una molteplicità di ornamenti architettonici provenienti da spazi e monumenti pubblici (come la vasca di fontana con lo stemma del rettore Girolamo Zeno, o la mensola ad ornato vegetale proveniente dal Palazzo dei Rettori) evocano anch'essi, pur in maniera frammentaria, quello che fu il volto della città attraverso i secoli.

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Pubblicato il: Giovedì, 26 Gennaio 2017 - Ultima modifica: Mercoledì, 21 Febbraio 2018
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