Dal 26 Gennaio al 1 Maggio 2017
Tiziano: La Madonna Barbarigo dell'Ermitage
La mostra accompagna l'inaugurazione del museo, e si propone di presentare, per la prima volta al pubblico del nostro paese, uno straordinario dipinto di Tiziano appartenuto al maestro sino alla morte, che non è mai stato sinora esposto in Italia, e che rappresentò un fortunato modello per numerose riprese e varianti.
La Madonna con il Bambino e santa Maddalena, dall'Ermitage di Pietroburgo, è dunque un prestigioso ospite per il nuovo Museo Civico di Belluno presso Palazzo Fulcis, negli spazi dedicati all'allestimento delle mostre temporanee, al terzo piano dell'edificio. Non solo tale presenza costituisce un ideale omaggio di una delle più importanti istituzioni museali mondiali al nuovo Museo di Belluno, nel territorio nel quale il maestro prese le mosse per la sua attività e dove lasciò una fiorente bottega attiva, ma rappresenterà egualmente anche un’importante occasione di studio.
A fianco del dipinto di Pietroburgo viene infatti presentato un dipinto della bottega del maestro, con la Madonna con il Bambino e santa Caterina, proveniente dalla Galleria degli Uffizi di Firenze, a lungo ritenuto opera autografa del maestro e già a lungo esposto nel cuore della raccolta, la Tribuna di Buontalenti; e inoltre la Madonna con il Bambino e san Paolo della Magyar Nemzeti Bank e in deposito permanente presso il Szepmuveszeti Muzeum di Budapest, che è invece opera autografa del maestro.
Madonna con il Bambino e Santa Caterina
É dunque un'occasione irripetibile per sperimentare attraverso esempi concreti il funzionamento della pratica creativa del pittore, capace di riutilizzare a distanza di anni e a più riprese le sue invenzioni, per poi affidarle ad allievi e collaboratori per la loro diffusione. Dunque non solo l'occasione per fare ritornare dopo più di 150 anni un dipinto di Tiziano in Italia, ma anche un'unica opportunità di studio e approfondimento sui metodi di lavoro del maestro.
Il dipinto, la storia
Nel 1850 è lo Zar Nicola I ad accaparrarsi la celebre collezione di quadri di Domenico e Alvise Barbarigo a San Polo, proveniente da palazzo Barbarigo della Terrazza a Venezia. Una collezione divenuta famosissima soprattutto grazie a un nucleo impressionante d'opera di Tiziano.Gli scritti di Ridolfi e di Boschini sulla collezione, che sottolineavano in particolare le opere del pittore bellunese, contribuirono a fare di palazzo Barbarigo della Terrazza, nel Settecento, uno dei luoghi di maggiore attrazione a Venezia, che appassionati e nobili viaggiatori si sentivano in dovere di visitare: l'abate Cochin, famosissimo esperto e incisore francese, scrisse in proposito che la galleria veniva chiamata "scuola di Tiziano".
Palazzo Barbarigo della Terrazza
I quadri più pregevoli del Maestro allestivano le sale da parata lungo il perimetro della terrazza e, tra questi, quattro erano di soggetto religioso: "Magdalena famosis nel deserto", "Cristo portacroce con Simone Cireneo", "San Sebastiano in piedi" e appunto la "Madonna col Bambino e Maria Maddalena". Secondo l'opinione affermatasi nella storiografia veneziana di quel tempo, questi quadri erano entrati a far parte della galleria in circostanze del tutto particolari. Nel 1581 il patrizio veneziano Cristoforo Barbarigo aveva infatti acquistato da Pomonio Vecellio, figlio minore di Tiziano, defunto nel 1576, la casa del Maestro cadorino in Calle dei Biri nel Sestriere di Cannareggio, con tutto quanto conteneva, compresi i quadri, che si trovavano sia nell'abitazione che nello studio. I documenti relativi all'acquisto della casa furono scoperti e pubblicati nel 1833 e ciò rafforzò ulteriormente la già salda convinzione dell'eccezionalità della provenienza dei lavori di Tiziano nella galleria Barbarigo: nella monografia di Crowe e Cavalcaselle, uscita nel 1877, la storia dei dipinti viene presentata come un fatto inconfutabile.
L'Ermitage, a San Pietroburgo
Tra i tanti visitatori che avevano ammirato la collezione Barbarigo non mancarono personalità russe e tra queste nel 1782 anche i conti "Severnye" ("del Nord") in visita a Venezia: l'erede al trono Granduca Pavel Petrovič e la consorte Maria Fëdorovna. Anch'essi, passando da un festeggiamento all'altro, non tralasciarono di vedere i quadri di Tiziano. Scrive Irina Artemieva nel suo saggio, nel catalogo della mostra: "E' possibile che Maria Fëdorovna abbia raccontato ai figli di questa visita e i ricordi si siano conservati nella memoria di Nicola I, ma è ancora più probabile che la decisione di acquistare la galleria Barbarigo sia stata influenzata dalle vive impressioni che il figlio maggiore dell'imperatore, Aleksandr Nikolaevič, aveva ricevuto dal viaggio in Europa compiuto negli anni 1838-1839 in compagnia del suo educatore, il famoso poeta Vasilij Zhukovskij". Tra le mete preferite, Venezia, e nei suoi diari i commenti alle opere tizianesche. Certo è che quando fu nota la decisione della famiglia Barbarigo di vendere la collezione, preannunciata dalla pubblicazione del suo catalogo, il console generale dell'Impero Russo a Venezia, conte Aleksandr Chvostov - il 23 febbraio 1850 - si rivolse al ministro di corte con la proposta di: "approfittare della felice possibilità che si offre e che potrebbe non ripetersi.". Una volta giunta all'Ermitage l'opera, insieme alla altre, venne ridipinta con pesanti vernici giallastre che ne hanno condizionato la lettura nei primi studi dedicati, limitando il giudizio sulla sua qualità. Nonostante ciò, gli studiosi più recenti - Rodolfo Pallucchini, Harold Wethey, Tatiana Formichova, Wilhelm Suida, Vilmos Tàtrai, per citarne alcuni - hanno considerato il dipinto capostipite di tutta una serie di varianti autografe e copie di bottega, conservate oggi nei musei di tutto il mondo e in varie collezioni private. L'opera si situa intorno agli anni '50 del Cinquecento, quando ormai Tiziano sperimenta una pittura di tocco estremamente libera, poco interessata alla definizione grafica dell'immagine e assai più rivolta a una stesura preziosa e cromaticamente molto sofisticata, fatta di strati sovrapposti di stesure differenti; ma è il recentissimo restauro condotto dal Museo Statale Ermitage, durato due anni e ultimato nel 2016, a rivelare l'assoluto capolavoro realizzato da Tiziano.
Il restauro
Realizzato da Serghej Kisseliov, uno dei più noti specialisti dell'Ermitage, l'intervento di restauro ha dato esiti assolutamente eccezionali restituendo l'originaria brillantezza cromatica e dettagli imprevedibili, come lo straordinario manto blu oltremare naturale che copre il capo della vergine e che poteva essere trattato solo da un Maestro con grandi abilità tecniche. Nessuno si sarebbe atteso colori così intensi e tale brillantezza di particolari: il volto della Madonna di tenerissima carnagione rosea, sottolineata dall'ombra celestina del suo velo, il velo stesso, il passaggio dall'ombra alla luce sullo sfondo della madonna, che conferisce profondità. A testimonianza dell'attenzione portata alla stesura pittorica, si segnala egualmente che l'autore ha impiegato tre tipi di pigmenti blu per il manto. le indagini a infrarosso e ai raggi X hanno confermato che ci sono stati pentimenti e varianti soprattutto nella posizione della Maddalena. Come altre opere del periodo maturo di Tiziano, l'opera è caratterizzata da un fondo realizzato attraverso una mistura di pigmento terroso e ferroso (ocra) con biacca legati insieme dall'olio; l'imprimitura è assente, gli strati di colore sono stati applicati direttamente sul fondo e legati insieme con olio di semi di lino.
A latere della mostra, ci sarà l'occasione di presentare i risultati dell'importante restauro, a confronto con quelli compiuti pochi anni or sono sul dipinto fiorentino, nonché di approfondire il ruolo della bottega all'interno della famiglia Vecellio, con una serie di conferenze e incontri con specialisti del tema.