Dal 18 settembre 2021 al 6 marzo 2022
Mostra documentaria sulla storia della produzione di armi bianche nella città di Belluno e nel territorio, nell'ambito del Progetto Klang - Spade di leoni e di aquile
Acqua ferro fuoco - Arte delle spade nel Bellunese
Nel 1578 nella città di Belluno il mercante inglese Lancillotto Rolanzon, residente a Venezia, e il gentiluomo Giovanni Brone, suo conterraneo, stipularono un contratto con i maestri spadai Andrea e Zandonà Ferrara per la fornitura di 7.200 spade all’anno, per i successivi dieci anni. Il documento, conservato nell’Archivio di Stato di Belluno, attesta l’esistenza, alla fine del Cinquecento, di un’attività molto importante, per il volume di spade che una sola fucina era in grado di assicurare, e per il mercato di riferimento di questa attività, che varcando i confini della Serenissima e aprendosi all’Europa era in grado di competere con i più famosi centri spagnoli e tedeschi.
Eppure di questa produzione, testimoniata anche nelle relazioni dei rettori veneziani tra la fine del Cinquecento e i primi decenni del secolo successivo, prima ancora della caduta della Serenissima si era persa la memoria, non essendosi create le condizioni per una continuità (come avvenne ad esempio per l’area bresciana) ed avendone il tempo cancellato, un poco alla volta, le tracce materiali, mentre dei prodotti di quelle fucine non era rimasto nel territorio che qualche sparuto esemplare.
Ma le armi uscite dalle antiche fucine si conservano numerose in collezioni pubbliche e private, in Italia e all’estero – una piccola selezione è esposta qui a Palazzo Fulcis, nella Sala degli Spadai. E soprattutto negli archivi i documenti ne custodiscono la memoria, come fili che attendono di essere pazientemente riannodati, per tornare a raccontare.
La mostra Acqua ferro fuoco. Arte delle spade nel Bellunese, realizzata dal Comune di Belluno nell’ambito del progetto KLANG. Spade di leoni e aquile, racconta questa storia, seguendo la filiera produttiva dall’estrazione del minerale di ferro nelle buse al confine con il Principato vescovile di Bressanone, alla prima lavorazione nei forni e nelle fusine grosse, alla produzione delle lame nelle fucine da spade, per gettare infine uno sguardo alla commercializzazione e all’uso delle armi nella società del tempo. Lo fa principalmente attraverso documenti storici dell’Archivio di Stato di Belluno e dell’Archivio Storico del Comune di Belluno, con l’aiuto di testimonianze iconografiche, dipinti, riproduzioni di mappe e cartografie antiche, e alcuni oggetti che appartengono a quel passato fabbrile.
Tra questi, una spada firmata Andrea Ferrara (forse il più noto tra gli spadai che avevano bottega a Belluno) concessa in prestito dal Museo Poldi Pezzoli di Milano.