Palazzo Fulcis, recentemente restaurato e sede dei Musei Civici di Belluno, dal 15 settembre 2019 al 12 gennaio 2020 presenta ECHOES. Assonanze tra passato e presente, mostra personale di Gabriele Grones a cura di Gabriele Lorenzoni e Denis Ton.
MOSTRA - GABRIELE GRONES - ECHOES. Assonanze tra passato e presente
Fin dagli esordi, la ricerca artistica di Gabriele Grones (Arabba, 1983) si inserisce nell’ambito della pittura contemporanea prediligendo come linguaggio la tecnica ad olio su tela. L’artista realizza spesso delle serie di dipinti dal forte impatto realistico, dove però è evidente il debito filosofico nei confronti della storia dell’arte e della tradizione iconografica, in particolare del Quattrocento e del Cinquecento. I suoi ritratti rappresentano volti, frontali o di tre quarti, immagini intense ed iconiche, immerse in un’atmosfera metafisica. Le composizioni ed i dettagli naturali invece riflettono sul dialogo con gli elementi della nostra esperienza, evidenziandone gli aspetti poetici e metafisici, ed evocando la complessità della realtà che ci circonda.
In linea con le peculiarità della poetica dell’artista, l’esposizione di 17 dipinti ad olio su tela, realizzati tra il 2008 ed il 2018, si fonda su di uno stretto rapporto con le opere della collezione permanente del museo. Da qui il sottotitolo, Assonanze tra passato e presente. Grones ha infatti individuato alcuni elementi in dialogo tra le opere esposte nella collezione di Palazzo Fulcis ed una selezione di opere provenienti da differenti cicli della sua produzione, sottolineando di volta in volta nel percorso espositivo le tematiche affini ad entrambi. La natura, tematica indagata in alcuni paesaggi dell‘Ottocento, in alcune tavole conservate nel gabinetto dei disegni, o negli stucchi settecenteschi, è in relazione con la serie Frammenti, dipinti ad olio su tela di zolle erbose, rappresentate da Grones attraverso un punto di vista estremamente ravvicinato. Il concetto di identità, profondamente indagato in alcuni ritratti provenienti da strappi d’affresco, nobilitato nella ritrattistica pittorica e statuaria ottocentesca, o ancora lacerato nelle due ieratiche sculture acefale medievali, è contrapposto alla raffinata e ossessiva indagine del volto nei minuziosi ritratti di piccolo e medio formato di Grones.
Il dialogo tra antico e contemporaneo si riflette anche e soprattutto nella scelta dell’allestimento: le opere di Gabriele Grones sono state inserite all’interno del primo e del secondo piano del percorso espositivo che ospita le collezioni permanenti del museo, facendo emergere ancora più evidenti e nette le analogie e, ove presenti, i contrasti tra passato e presente, al fine di proporre una lettura articolata del lavoro dell’artista all’interno di un contesto fortemente caratterizzato, calibrando il percorso espositivo attraverso relazioni e squilibri, facendo emergere tensioni ed analogie, rimandi iconografici e direzioni condivise.